L’itinerario che vi si propone è incentrato su Rometta (ME) e il suo territorio collinare. Un viaggio paesaggistico-storico-culturale tra grotte paleocristiane, tombe ipogee, chiese e fortezze.
Chiesa Bizantina (VI-X sec.)
E’ l’unico edificio sacro dell’età bizantina rimasto intatto sino ad oggi. La sua costruzione risale al periodo tra il VI ed il X secolo d.C. E’ conosciuta come “Chiesa di Gesù e Maria” o, anticamente, “Chiesa di Santa Maria dei Cerei”, detta anche della Candelora o del San Salvatore.
Rappresenta un bellissimo esempio di architettura bizantina, sobria nelle forme e solida nella sua struttura dalla pianta a croce greca, sormontata da un cupolino emisferico. A causa di un’epidemia scoppiata tra il 1400 e il 1600, le pareti interne affrescate furono ricoperti da uno strato di calce viva.
Tuttavia rimangono frammenti quali una madonna con il bambino e delle lettere in greco.
La sua massiccia e compatta struttura, le hanno permesso di arrivare sino a noi quasi intatta salvandosi dai numerosi e distruttivi terremoti. Davanti alle tre porte d’entrata, rivolte verso il sole nascente furono portate alla luce numerose tombe di epoca bizantina. La chiesa, sorge di fronte alla massiccia mole di Monte Antennamare, sulle cui pendici avvenne, nel 1038, una sanguinosa battaglia tra gli Arabi e i Bizantini guidati dal grande generale Giorgio Maniace.
PORTA MESSINA o CASTELLO con mura merlate
Essa era, un tempo, una delle due vie di accesso alla “città fortificata”, detta anche Porta Messina o Porta Castello. Recentemente, degli scavi hanno portato alla luce le opere difensive che s’innalzavano a difesa della Porta d’entrata. Numerose grotte si aprono nella parete sotto le mura, costruite secondo la tradizione dai Saraceni durante gli assedi portati alla città fortificata. Sulle sue mura, intere generazioni di romettesi hanno combattuto contro le numerose invasioni dei secoli.
Qui, il 5 maggio del 965, alla fine di un durissimo assedio durato due anni, caddero gli ultimi difensori. Infatti, dal 963 al 965, Rometta resistette ai continui assalti portati alle sue mura dall’esercito saraceno che l’assediava. Alla fine gli abitanti superstiti si contraddistinsero per un atto estremo di eroismo.
Tra il 24 e l’25 ottobre 964, fra la spiaggia e la roccaforte assediata, avvenne una sanguinosa battaglia. Il resoconto dello scontro rivive nelle pagine degli storici arabi e greci medioevali che ci hanno tramandato il fatto d’arme con dovizia di particolari. L’armata bizantina, forte di 30.000 uomini, inviata nell’isola da Costantinopoli per spezzare l’assedio
arabo su Rometta e riconquistare all’impero la Sicilia, impegnò nei pressi della roccaforte assediata l’esercito saraceno con impeto e con cariche di cavalleria. Ma gli arabi, sebbene inferiori di numero, riuscirono a fermare l’avanzata degli avversari ed incitati dal proprio condottiero, ibn- Ammar, costrinsero i bizantini alla fuga. Al termine della battaglia, oltre diecimila soldati di Bisanzio giacevano morti sul campo mentre il resto fu tratto prigioniero. Si narra che sul campo fu trovata una spada appartenuta al profeta dell’Islam, Maometto che era stata catturata dai bizantini in una precedente battaglia. L’assedio a Rometta continuò sino al maggio successivo, quando, ormai, i difensori, senza alcuna speranza di ulteriori aiuti da Costantinopoli, stremati dalla fame e dai continui assalti portati dagli assedianti, inviarono fuori dalle mura le donne, i bambini e gli anziani superstiti che furono accolti nel campo nemico. All’alba, gli Arabi, dopo aver offerto ripetutamente la resa ai guerrieri romettesi e ricevutone da questi il rifiuto, sferrarono l’attacco decisivo alle mura di Rometta con tutte le loro forze.
I pochi difensori li accolsero con le armi in pugno: caddero tutti, ad uno ad uno, combattendo. Rometta fu saccheggiata e data alle fiamme.
Porta Milazzo
Essa costituisce oggi l’unica via di accesso alla “città”, ed è conosciuta anche come Porta Terra o Borbonica. Da questa sino alle soglie del XIX sec. partiva la trazzera Regia che attraversando il contado conduceva a Milazzo. La sua costruzione, con molta probabilità, risale al periodo della dominazione saracena, come fanno supporre i resti di una torretta chiamata “dei saraceni” visibile, una volta, in prossimità della Porta. Fu ristrutturata e rinforzata al tempo di Federico II di Svevia e ulteriormente fortificata dagli architetti militari spagnoli che ristrutturarono e potenziarono il muro di cinta e le torri poste lungo tutto il perimetro di queste. Di cui la Porta Milazzo con il suo torrione circolare ne costituivano la parte più nevralgica di tutto l’apparato difensivo creato a difesa della città-fortezza.
Nel XX sec. la Porta fu allargata per permettere l’accesso ai Pullman e, in questa occasione, fu stravolta nelle sue forme architettoniche, simili a quella dell’altro accesso, Porta Castello o Messina di cui, invece, ci è giunta nelle sue forme originali.