GROTTA EREMO DI SAN LEONE
Sulla parte orientale dell’acrocoro sul quale sorge Rometta, si trova una grotta di forma ogivale nella quale, secondo la tradizione locale si ritirò, tra il 745 e il 780, in
eremitaggio il Vescovo di Catania, San Leone da Ravenna, detto il Taumaturgo.
Il Vescovo etneo si era opposto agli editti iconoclastici degli Imperatori bizantini e soprattutto, nel 745 entrò in aperto dissidio con l’Imperatore Costantino il Copronimo,
acerrimo persecutore delle sacre immagini. Per questo Leone fu costretto ad abbandonare Catania e a rifugiarsi nell’ impervia regione della Val Demona, dove visse da eremita.
L’apertura dell’’ipogeo misura in altezza oltre quattro metri, e nulla sappiamo sull’epoca della sua escavazione né sulla sua utilizzazione.
Di sicuro, considerata la difficile accessibilità, a strapiombo su un profondo burrone, potrebbe essere stata impiegata come luogo di sepoltura in epoca paleocristiana e
successivamente come eremo, soprattutto nel periodo bizantino (535-965), quando le campagne intorno a Rometta fiorirono cenobi e laure.
CONVENTO SUORE CLARISSE SEC. XIV
Nell’anno 1726 una pioggia ininterrotta minacciava il raccolto del grano. Per scongiurare il pericolo della fame, tutto il popolo guidato dall’Arciprete e dal Sindaco del tempo, preceduto da uno stuolo di fanciulli e di fanciulle con le chiome sciolte si recò processionalmente nella chiesa dei Padri Cappuccini per implorare alla Vergine Santissima Immacolata la cessazione della pioggia. Non appena il quadro della Madonna fu portato in mezzo alla piazza antistante, cessò miracolosamente la pioggia che cadeva quasi ininterrottamente da circa due mesi (Giugno e Luglio).
Da allora sempre viva è stata la gratitudine e la devozione dei Romettesi verso la Vergine Santissima Immacolata.
CHIESA MADRE S.MARIA ASSUNTA
La costruzione della Chiesa Madre è da far risalire al periodo normanno (sec. XI-XII).
L’impostazione planimetrica è quella del tipo Basilicale a pianta longitudinale, a tre navate con navata trasversale. Le tre navate terminano oltre il transetto con tre ambienti distinti, di cui quello centrale, il Coro, si differenzia dagli altri per la maggiore ampiezza.
L’attuale configurazione strutturale sembra essere quella originaria, sulla quale si sono sovrapposte ristrutturazioni successive dovute ai terremoti (1693, 1783 e 1908).
La parte più antica è quella che comprende le tre navate, divise da due filari di colonne quadrate, sormontate da capitelli di stile arcaico e terminanti con un ordine di archi a sesto acuto od ogivali.
Dello stesso ordine si presentano l’arco trionfante e i due archi delle navate laterali che immettono nel transetto. Quest’ultimo ambiente, assieme al prospetto esterno, fu interamente rifatto dopo il terremoto del 1693 secondo gli schemi stilistici ed architettonici dell’epoca. Delle cinque entrate, solo la porta sud (piazza Garibaldi) ad ogiva con un semplice archivolto, risale alla costruzione originaria.
Anche l’altare maggiore, in pregiato marmo policromo, fu costruito alla fine del 1700 e fu donato dai coniugi Bosurgi-Visalli sepolti nel bellissimo monumento funerario, anch’esso in marmo policromo, posto nella navata laterale di destra.
Nell’interno è custodita la statua lignea di San Leone Vescovo, Santo Protettore di Rometta, festeggiato il 20 febbraio di ogni anno.
Il Coro occupa lo spazio absidale con un insieme di ventuno stalli lavorati preziosamente ad intaglio ed intarsio. Esso si presenta come un’imponente opera artigianale in legno di noce che può essere inserita tra i rari cori eseguiti in Sicilia tra la fine del secolo XVI e la prima metà del secolo successivo.
La lavorazione ad intaglio delle fiancate laterali delle panchette terminano in sfingi alate dal copricapo a forma di elmo di gusto spagnoleggiante.
Nelle restanti parti del coro troviamo, lavorate ad intaglio, raffigurazioni zoomorfe e a grottesca, oppure sfingi e cariatidi dal volto umano e dal corpo stilizzato che scandiscono verticalmente gli stalli.
Sino ai primi del 900’, nella Chiesa Madre si trovava la cattedra del Priore ed Abate di San Leone che sovrintendeva alla vasta Arcipretura di Rometta che abbracciava tutte le chiese dei Comuni di Villafranca, Saponara, Spadafora, Venetico e Roccavaldina.